La giornata della Memoria labile

di Lady Tora

Passano gli anni e le testimonianze dirette diventano sempre meno, sempre più labili, sono quasi sibilo in un mondo che urla e revisiona.
Questa memoria che umanizza gli aguzzini come fossero tutti ragazzi problematici, adolescenti ribelli che imbrattano muri e non assassini che mandavano innocenti a morire o di compagne di criminali che diventano donne innamorate e non complici.
Non bastano più le pietre d’inciampo e l’impegno di pochi; serve scavare nella memoria, la nostra, capire perché da ragazzi ci affezionammo ad Anna Frank che aveva la sola colpa di essere ebrea e dovremmo ricordare anche come ci scosse sapere che nel ’44 trecentotrentacinque civili furono ammazzati senza pietà alcuna nel famigerato eccidio delle Fosse Ardeatine, un episodio tra tanti.
La Memoria è composta da tanti piccoli tasselli e se facessimo attenzione e la facessero anche i revisionisti storici, ci accorgeremmo che noi o qualcuno vicino a noi all’epoca non sarebbe scampato. In fondo lo sappiamo, non c’era per forza bisogno di essere ebreo, comunista o anarchico, bastava essere una bocca inutile (così erano considerati i malati psichici o fortemente invalidi), un omosessuale, uno zingaro o semplicemente una persona che in quel momento non andava a genio a chi aveva potere di vita e di morte.
Conserviamo la Memoria di chi è stato testimone di quel tempo
Le notti in baracca non sono mai come le notti della gente normale, dell’impiegato che torna a casa o del fattore che ha serrato le bestie nella stalla, loro quando chiudono gli occhi non vedono il diavolo. E poi ci sono i fantasmi. Queste baracche sono recenti, ma hanno già i loro fantasmi, schiere di prigionieri morti che non se ne andranno mai di qui, occupano il tuo giaciglio quando vai a lavorare, il giaciglio che solo un mese o un anno fa era il loro, oppure si siedono davanti alla stufetta, cercando un calore che non ci sarà mai più” [da Quelli erano giorni di Romeo Vernazza, Tempesta Editore].