estratto da Le fiabe Mobili di Silvia Mobili

C’era una volta una filastrocca che nessuno voleva. Era effettivamente un po’ bizzarra e anche difficile da leggere. Bambini e adulti s’ingarbugliavano nel recitarla e si rifiutavano di finirla. Il titolo poi non era certo invitante: La Filastrocca Pastrocchia. Ma lei non demordeva e ogni giorno preparava un piano di battaglia per essere conosciuta, letta e diventare famosa. Così accadeva che si adagiava sul banco di un alunno, magari il più bravo della classe, di quelli che alzano sempre la mano perché sanno la risposta. Il bambino si accorgeva di lei, iniziava a leggerla e poi pensava “Ma che filastrocca strampalata! Di certo non sarò io il primo a impararla” e la buttava nel secchio.
Allora la filastrocca cambiava strategia: andava dallo scolaro più vivace, di quelli che pensano solo a fare dispetti agli altri compagni. Succedeva però che non veniva mai presa sul serio e che alla fine, con il foglio, veniva fatto un aeroplanino con cui giocare in aula.
La Filastrocca Pastrocchia allora pensò di andare direttamente dall’insegnante e decise di posarsi proprio sulla cattedra.
Iniziata la lezione il maestro le diede un’occhiata, la lesse quasi sino alla fine e cominciò ad arrabbiarsi
«Ma guarda qui, ma che scandalo. Ma come si permettono – bofonchiò – sicuramente questa robaccia è stata scritta da uno di questi nuovi insegnanti che invece di educare i bambini li fa divertire e basta. Vergogna».
La Filastrocca Pastrocchia prima di essere gettata di nuovo nel cestino pensò bene di fuggire a gambe levate. Quindi entrò nell’aula del giovane maestro che dopo averla letta la chiuse in un libro, spaventato. «Questa è una trappola, vogliono far vedere che ho scritto questo foglio, così mi licenziano subito».
La nostra amica era un tipo testardo e di certo non si arrendeva facilmente. Decise di puntare in alto. Baldanzosa uscì dal volume di storia e, quatta quatta, si intrufolò nella stanza del preside.
Ora finalmente mi considereranno” pensò soddisfatta.
Il dirigente della scuola, che già era infuriato perché avrebbe avuto in giornata l’ispezione del responsabile di tutti gli istituti del paese, appena vide la filastrocca diventò tutto rosso di collera «Ma come si permettono! Chi osa giocarmi uno scherzo simile. Una cosa del genere non l’avevo mai vista. Se la scoprono nel mio ufficio divento lo zimbello di tutti i miei colleghi!» prese il foglio e lo lanciò dalla finestra (che non è neanche un bel gesto, perché non si butta la carta per strada).
La filastrocca sospirò ma decise di non farsi prendere dallo sconforto e, svolazzando, andò a finire nella tasca del responsabile scolastico che stava scendendo in quel momento dall’enorme macchina parcheggiata davanti alla scuola per iniziare la sua verifica. Si accorse subito del foglio e cominciò a leggerlo a voce alta pensando che fosse una lettera importante del Ministro dell’Istruzione (che è il capo di tutti i responsabili che controllano tutti i presidi del paese, il massimo, insomma!).
«Questa è una Filastrocca Pastrocchia, che ti fa cader sulle ginocchia…».
Tutti lo guardarono e iniziarono a ridere. Il signor responsabile cominciò a tossire, poi a schiarirsi la gola, poi a scusarsi «Qualcuno mi ha preso per il naso!» urlò adirato. E il foglio venne scagliato con rabbia nella macchinona. E lì rimase per un giorno perché la filastrocca era un po’ stanca e si era addormentata. Al suo risveglio si accorse che sull’auto c’era nientepopodimeno che il Ministro in persona! Quale occasione migliore per essere letta e magari inserita in tutti i programmi scolastici del paese? Pian pianino si avvicinò alle ginocchia del Ministro, che, pensando fosse una carta importante dove aveva scritto le regole per la scuola, cominciò a darle uno sguardo. Iniziò a ridere «Ah che sciocchezza, mai letta una filastrocca così ridicola, di certo non farò perdere tempo agli studenti che devono imparare argomenti seri se vogliono far strada nella vita! Domani cambio la legge: più serietà nella scuola».
La Filastrocca Pastrocchia stava davvero cominciando a perdere la speranza, ma prima di arrendersi andò a bussare a qualche editore. L’editore è chi stampa degli scritti per farli leggere a tante persone. Ne cercò tanti e molti buttarono uno sguardo sulle sue frasi rimate. Ma tutti le dicevano che era una filastrocca davvero bislacca. «Devo guadagnare – le disse un editore – non posso perdere tempo con una specie di canzonetta insensata come te».
Dopo una giornata, in cui aveva ricevuto solamente dei no e cattive parole, la nostra Filastrocca Pastrocchia aveva deciso di finire la sua avventura e di accartocciarsi. Seduta su un ponte, dopo aver pianto un po’ (alcune parole neanche si leggevano più) cominciò a piegarsi su se stessa e stava diventando sempre più piccola quando sentì una voce squillante che la fermò «Che stai facendo? – urlò una ragazza – Che cosa hai in mente?».
La filastrocca si girò e vide una giovane dai lunghi capelli neri che le stava sorridendo. Tra le lacrime raccontò la sua storia triste e delle peripezie vissute in quei giorni.
La giovane, che si chiamava Chiara, decise di aiutarla «Non devi arrenderti, fatti leggere e vediamo quello che si può fare».
Alcune lettere non si vedevano più (sciolte dal pianto) ma alla fine la ragazza riuscì a capire il senso dello scritto. «Alcune parole andrebbero cambiate, ti renderò più simpatica. È vero che sei bizzarra però metti tanta allegria e ce n’è tanto bisogno in questo mondo».
Passarono tutta la notte a modificare alcuni vocaboli. Poi Chiara trascrisse la filastrocca sul suo computer e cominciò a stamparla in cento copie. Il giorno dopo si mise davanti alle scuole e cominciò a distribuire i fogli gridando «Se non conosci la Filastrocca Pastrocchia sei solo una ranocchia – e ancora – la Filastrocca che vuoi è qui, se non ce l’hai come fai?».
Alcuni alunni le si avvicinarono. Il più bravo della classe pensò che non avrebbe voluto essere mai l’ultimo a leggere la filastrocca. Il più birbante pensò che lo avrebbero preso in giro se non l’avesse saputa a memoria.
Nel giro di qualche settimana tutti volevano raccontarla. E il ministro, indispettito, fu costretto a inserirla nei programmi di terza elementare.
La Filastrocca Pastrocchia era davvero soddisfatta. Era diventata importante e talmente famosa che poté ritirarsi in una bella casetta sul lago e godere del suo successo. Mentre Chiara decise di creare una casa editrice in cui pubblicare solo libri belli e allegri per rendere la vita delle persone migliore e più gioiosa.
E come ogni storia fantastica che si rispetti: tutti vissero felici e contenti!