Pensando al Centenario del ’21,
in quattordici brevi anzi brevissimi
capitoli, si affronta apertamente

il problema, qui colto in vari aspetti,
di come Dante, accanto alle parole,
non esiti ad usare parolacce

come “merda”, “puttana” e così via,
che han precisa fonte nella Bibbia.
Ma accanto a parolacce dell’Autore

si aggiungon parolacce dei copisti:
in un mix di parole e parolacce
consiste insomma il vertice poetico

della letteratura in lingua nostra,
un Poema nel quale il sommo Dante
si imbatte di continuo nel conflitto

fra nobili, borghesi e proletari,
che sorge per l’appunto al tempo suo.
Legger Dante significa pertanto

entrare in un mondo sconfinato:
dall’inferno che è società corrotta
in cui la parolaccia è dominante,

su fin nel paradiso in cui Beatrice,
che è donna in carne e ossa pur nel sogno,
assegna in dono a Dante un’altra voce.

Federico Sanguineti