TRA LA RELATIVITA’ RISTRETTA E QUELLA GENERALE DI EINSTEIN C’E’ QUELLA INTERMEDIA DEL CITOFONO di Alexandro Sabetti.
Provate ad alzare lo sguardo e fissare le stelle per qualche istante. Guardate l’universo sulle vostre teste, ma non come le osservazioni di Planck che Einstein stesso sbeffeggiò: «Max Planck non capiva nulla di fisica perché, durante l’eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito davvero la teoria avrebbe fatto come me e sarebbe andato a letto».
No, guardate lo spazio sopra di voi per quello che è, cioè lo stupefacente piano in cui galleggiano infiniti piani dell’esistenza, dove il tempo perde ogni suo significato e un istante vale un’eternità e un’eternità dura un istante. Un’idea complessa che la fisica spiega con la “Teoria intermedia del citofono“: [trillo del citofono]
– Chi è ? –
“Sono io, tesoro. Sei pronta?”
– Scendo subito! –
Interessante prospettiva. Da Einstein al citofono ci passa l’età di mia nonna. Ancora incredibilmente viva (sicuramente più di me). Aggiungerei un cenno su Carroll, che giusto ieri ricordavo nella sua magnifica invenzione letteraria del Bianconiglio. Potremmo anche illustrare l’articolo con una nota vignetta di Paz, dove Wojtyla s’interroga sui misteri della vita. Che bella cosa l’intelligenza. Pure sprecata. Chi la spreca, ne ha evidentemente che ne avanza. :) Ciao Sabetti.
hihihihihi