Una settimana intensa sta per concludersi: dalla morte accidentale e demenziale, che avrebbe potuto produrre molte più vittime, di Buonanno (pare si sia tolto la cintura e chinato per prendere il telefono) al caos elettorale nei principali comuni italiani.
Solo una cosa ci dà quella stabilità che ci rende forti delle nostre radici (alcuni dicono cristiane): la mattanza continua di donne. Da nord a sud, dai quartieri popolari alla borghesia, senza alcuna distinzione di ceto e provenienza. In questo la morte e la violenza sono state eque con tutte. E imperterriti i giornali continuano a chiamarlo dramma della gelosia e io rispondo “Col cazzo!“: non è gelosia, quella che ogni tanto dà un po’ di pepe al rapporto, questa è possessione, è avere tra le mani una farfalla e distruggerle le ali per il gusto di essere l’ultima persona a vederla nella sua bellezza.
Tra un femminicidio e un altro, a Roma, una ragazza di sedici anni è morta per overdose, la vegliava sua madre e insieme abitavano in un’ala dismessa del Forlanini. Io a sedici anni mi struggevo per un ragazzo lontano mille chilometri da me, fumavo e bevevo con gli amici e aspettavo l’estate per divertirmi il più possibile. Lei è morta lì, sola con sua madre. Basta questo a rendere l’immagine di questo quadro di desolazione e disperazione.
Nel Trevigiano una ragazzina di 12 anni metterà al mondo un figlio e lo darà in affidamento. Non giudico la ragazzina, non giudico i suoi, è successo e la scelta è stata sua/loro; mi permetto di giudicare tutti i moralisti del mio piffero (non ho scritto cazzo, visto?), che dall’alto delle loro tastiere hanno deciso di sentenziare per lei, per il bambino che verrà e per tutta la famiglia. Me lo farei un giro nelle vostre case, nei vostri motori di ricerca e nella vostra vita privata, sicuramente sarebbe interessante.
Scandalo dei fraticelli di San Giovanni Rotondo, pare mandassero sms molto scabrosi a un donna delle pulizie… Cioè, questi non fanno una mazza tutto il giorno e hanno anche le donne delle pulizie? Che poi, a dirla tutta, pare che anche ai tempi del frate più famoso, diventato poi santo, succedessero cose simili, infatti qualcuno definì quel convento un lupanare.
La maison Fendi ha messo una pezza sul pasticciaccio creato nei confronti del comitato Pride e ha dato il via libera all’utilizzo dell’immagine. In tutto ciò è stato bello scoprire che gli edifici pubblici tanto pubblici non sono.
E arrivo al dramma del giorno, il vero dramma, perché bisogna anche parlare delle cose serie, quelle che condizionano la nostra vita e ci arrecano dolore: la divisa delle hostess Alitalia. Quale immenso dramma si cela dietro a una divisa rossa con calza verde? Cosa succederà a queste povere creature una volta che la indosseranno? Lo scrivo alla Cetto La Qualunque: ‘NA BENEAMATA MINCHIA!
Non ce ne dovrebbe fregare niente delle divise, del colore, degli abbinamenti, ci dovremmo interessare delle hostess solo nel momento in cui il loro lavoro non viene tutelato.
“Clap Clap Clap Clap”
Grazie a tutti degli applausi!