La disinformazione storica è sempre stata l’arma dei vincitori per giustificare guerre di aggressione e atrocità.
La guerra di annessione del meridione non fa eccezione, il Regno delle Due Sicilie non era lo Stato arretrato e corrotto che ci hanno sempre dipinto…

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

da Gli Sciacalli di Alessandro De Leo

L’arrivo in Calabria del normanno Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, aveva in qualche modo gettato le basi di quello che sarebbe diventato il futuro Regno delle due Sicilie. Il regno dei normanni del Sud, nasce infatti nella notte di Natale del 1130, quando Ruggero I viene incoronato dall’antipapa Anacleto II (incoronazione confermata nove anni dopo dal Papa Innocenzo II). Con il Regno dei normanni si assiste, dopo secoli di instabilità, a un lungo periodo di pace. Ma è con lo svevo Federico II, pronipote dello stesso Ruggero, che si assiste all’innalzamento del Regno a moderno Stato dal punto di vista del benessere sociale e, soprattutto, culturale.
Dopo la caduta di Federico II, il Regno passa di mano in mano, dagli angioini agli aragonesi, dagli spagnoli agli Asburgo, fino ad assestarsi, nel 1734, sotto la corona di Carlo III di Borbone, duca di Parma e Piacenza, figlio di Filippo V, re di Spagna, e di Elisabetta Farnese. Con l’avvento di Carlo III, un regno in pessime condizioni, ultimo in Europa, diventa in poco tempo il primo in Italia e tra i primi del mondo, con un aumento della popolazione che passò dai tre milioni del 1734 ai nove milioni del 1856. La “ricetta del successo”, se così vogliamo chiamarla, si può riassumere in poche parole: progresso e benessere civile e sociale. Il buon governo di Carlo III fu proseguito dai suoi successori: Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e, ultimo re del Regno  delle due Sicilie, Francesco II. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, il Regno del sud Italia ritorna nella mani dei Borbone. Nel 1815, subito dopo il Congresso di Vienna, Ferdinando IV di Napoli, decise di cambiare il nome al suo regno, decisione derivata dal fatto che i reali domini si estendevano a sud (Citra) e a nord (Ultra) rispetto al faro di Messina. Nasce così, nel 1816, il Regno delle due Sicilie (anche per accontentare e sedare gli animi dei separatisti siciliani) e Ferdinando IV di Napoli assumerà il nome di Ferdinando I Re delle due Sicilie.
La ferrovia, un’invenzione datata 1820, fece la sua prima apparizione nel Regno, soltanto pochi anni dopo: il tratto ferroviario Napoli Portici del 1839 che avrebbe avuto, negli anni successivi una serie di collegamenti verso Castellammare (per opera di Bayard) proseguendo, nel 1842, verso Capua, Nola, Sarno e San Severo. Nel frattempo, arrivano anche il gas (1837) e il telegrafo elettrico (1852). Il benessere diffuso portò, come conseguenza, l’aumento della popolazione e delle entrate pubbliche (che quintuplicarono!). Le strade del Regno erano più sicure, così come i mari. I Borbone furono i primi al mondo a concedere la terra a chi la lavorava. A tale proposito vennero estirpate boscaglie, sostituite da frutteti e vigneti; le paludi prosciugate vennero assegnate ai contadini. Non era da meno la cultura: la presenza di numerose scuole d’arte e conservatori musicali, provocò il fiorire di pittori, architetti, scultori e musicisti di fama e valore. L’impegno profuso nell’ambito culturale fece nascere il famoso Teatro San Carlo (realizzato in soli 270 giorni!), l’Officina dei Papiri, il Museo archeologico, l’Orto botanico, l’Osservatorio astronomico, la Biblioteca Nazionale e l’Osservatorio sismologico vesuviano (primo nel mondo). Le Università, infine, sfornavano professionisti e scienziati di altissimo livello. Va ricordato che la pediatria nasce proprio nel Regno delle due Sicilie che poteva anche vantare il più basso tasso di mortalità infantile in Italia. Anche il settore dell’artigianato ebbe un enorme sviluppo così come quello industriale che, in venti anni, raggiunse primati impensabili nel settore tessile e in quello metalmeccanico: 1.600.000 erano gli addetti contro il 1.100.000 del resto d’Italia! La disoccupazione e l’emigrazione erano praticamente inesistenti. Oltre ai tanti addetti nel settore industriale, bisogna contare anche la presenza di duecentomila commercianti e tre milioni e mezzo di contadini. Industrie all’avanguardia fecero sì che si costruissero ferrovie e battelli a vapore di alto livello e i primi ponti in ferro in Italia. Le industrie tessili, navali e metalmeccaniche erano numerose sull’intero territorio del Regno: punta di diamante l’industria di Pietrarsa che contava mille operai (e settemila di indotto!). Il primo Codice Marittimo nasce nel Regno delle due Sicilie a causa di un impressionante sviluppo della navigazione. La fiorente cantieristica navale presente sul territorio fece diventare la flotta commerciale la seconda più potente d’Europa (dopo l’Inghilterra) e quella militare la terza dopo Inghilterra e Francia. Anche il Turismo era un punto forte del territorio. La presenza di numerosi reperti archeologici portò alla nascita di nuovi Musei e la presenza di viaggiatori e visitatori (che aumentavano di anno in anno) fece nascere nuovi alberghi. Centinaia di frantoi servivano alla macinazione delle olive, numerosissimi mulini trasformavano il grano in farina e migliaia di forni, sparsi per tutto il territorio, sfornavano il pane. La pasta era garantita dalla presenza di decine di pastifici. I Borbone pretendevano il pagamento di sole cinque tasse (contro le 13 imposte dai Savoia ai loro sudditi): quella fondiaria, sui terreni di proprietà; la registrazione sugli acquisti di beni e servizi; la tassa sul lotto; la tassa sulle poste e infine, la tassa indiretta che comprendeva la dogana, i tabacchi, la polvere da sparo per la caccia, il sale e il gioco delle carte.
Tutto questo, fino al fatidico 1860, quando la crescente potenza del Regno delle due Sicilie stava diventando scomoda a molti e temuta da tanti…